Ma perché mai (ri)organizzare il fundraising è più produttivo di aggiungere novità?

organizzare fundraising riccardo friede
Una delle grandi sfide che vive chi lavora in un piccolo ufficio di fundraising è soddisfare la solita, grande aspettativa del consiglio direttivo:
aumentare il volume delle entrate da raccolta fondi!

Questa richiesta vi viene rivolta, in modi più o meno diretti, anno dopo anno.

E’ una richiesta legittima!

E’ una richiesta molto sensata anche dal tuo punto di vista, dato che il tuo stipendio presente e futuro arriva dalle entrate da fundraising.

E’ una richiesta molto importante anche nel rispetto delle aspettative dei donatori: in una fase di stabilità, l’incidenza dei costi del fundraising dovrebbe attestarsi attorno al 20%, punto più punto meno.

Quindi, “più entrate” è una richiesta assolutamente ragionevole.
Mette tutti più al sicuro, dal punto di vista morale, psicologico e materiale.

Ma come si fa ad aumentare le entrate quando ti trovi all’interno di un piccolo ufficio di fundraising? A differenza dell’ “industria del fundraising”, la tua organizzazione (fosse anche “di peso”) non può:
  • andare in banca ad aprire mutui, prestiti e finanziamenti per lo sviluppo del fundraising
  • contare su grandi donatori che investano nella misura adeguata (vd. sotto) sulle attività di fundraising (salvo notevoli colpi di fortuna!)
  • attingere dalle entrate per un importo sufficiente a finanziare lo sviluppo del fundraising nella misura corretta (es: 30-50.000€) SENZA che questa destinazione dei fondi riduca eccessivamente la % destinata a progetti e servizi (es: portandola al 67-70-75% in un colpo solo)
Come vedi, stiamo ragionando sull’avere più denaro a disposizione per fare …qualcosa di nuovo, evidentemente!

E spendere sul nuovo (se la scelta è strategicamente e tecnicamente corretta!) è buono, sano e giusto, anche se ciò comporta distrarre risorse dal finanziamento di progetti e servizi.

Ma, guardandoci negli occhi, quante sono le probabilità che un consiglio direttivo decida a cuor sereno di investire sul nuovo in una misura sufficiente a dare sviluppo al fundraising?

Investire/spendere sul nuovo non costa 5 lire.

Devi iniziare a ragionare su almeno 15-20.000€, meglio 25.000€ da tirare fuori in 12 mesi, magari un po’ alla volta, ma il nuovo ha bisogno di mettere radici e di crescere.. e questo non può avvenire senza somme considerevoli investite con tanta fiducia e tenacia, senza voltarsi indietro.

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A volte viene un po’ da ridere e un po’ il nervoso a sentire chi dice, ad esempio:
“Vogliamo aprirci al digital marketing, per avere nuovi donatori e nuovi contatti”.

Nell’immaginazione di queste persone, purtroppo compiere questo grande salto funzionerebbe così:

[Fine dell’estratto accessibile a tutti]

  • fare tutto in casa, apprendendo velocemente qualche rudimento di base attraverso risorse gratuite tipo blog o webinar
  • mandare qualcuno a un corso di 2 giorni da 300€
  • al massimo farsi dare una mano da un volontario bravo al pc
  • spendere 10€ al mese in budget pubblicitario perché tanto “è tutto virale”
Magari questo modo di pensare è dovuto all’inesperienza, ma comunque questa è una illusione bella e buona che, se seguita, genererà solo spreco di tempo, di energia, del poco denaro in ballo e tanto scontento e tanto stress (perché nella fantasia doveva funzionare tutto bene, e invece…).

Ora, per sommi capi ti posso dire che “per fare digital” ti servono:
  • una persona interna che ci lavori sopra a part-time (1100€ lordi/mese)
  • un possibile consulente (almeno per un periodo) che sia davvero esperto in campagne di marketing sui social network e possibilmente su Google (350€ fatturati mese)
  • un budget pubblicitario per Facebook (almeno 100€/mese)
  • una piattaforma decente per l’email marketing (almeno 20€/mese)
  • un sito che abbia senso per fare digital marketing e digital fundraising (a farlo da zero, metti conto di almeno 3000€)
Tutto ciò (stando secchi e senza considerare costi quali il tempo di altro dipendente a supporto) all’anno 1, e quindi nell’arco intanto di primi 12 mesi, per la cifra complessiva di: 

21.480€ all’anno 1, per partire.

Una cifra del genere è un investimento che ragionevolmente ti porterà a raggiungere qualche risultato nel digital marketing e nel digital fundraising, senza riuscire assolutamente a coprire l’investimento (neanche lontanamente).

Questo esempio serviva per capire che non si possono fare le nozze coi fichi secchi, non si può fare sviluppo del fundraising senza investire le cifre corrette!

Anche perché, sai cosa succede se investi meno di quel che è necessario?
Non è che porti a casa di meno, proporzionalmente… il “dramma” è che spesso e volentieri non porti a casa proprio niente di niente!

Insomma, per fare sviluppo del fundraising ci vogliono soldi liquidi a sufficienza per fare investimenti promettenti.

E quindi, se il tuo direttivo continua a chiedere “più risultati”, e oggettivamente la coperta economico/finanziaria è troppo corta, qual è la strada che può seguire chi lavora in un piccolo ufficio di fundraising?

La soluzione è riorganizzare in profondità il piano di lavoro del tuo piccolo ufficio e il coordinamento tra chi ci lavora (personale retribuito e volontari).

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(Ri)organizzare richiede un certo investimento, non si scappa neanche qui. Ma…

(ri)organizzare NON richiede gli stessi investimenti di impiantare il nuovo e non è nemmeno rischioso come partire con una nuova tecnica o una combinazione di nuove tecniche!

(Ri)organizzare – se ci sono le giuste competenze e conoscenza del mondo del fundraising e della filantropia nella tua organizzazione – puoi anche farlo in casa. Questo si!

In fondo in fondo per poter poi riorganizzare il fundraising nella direzione di migliori risultati, bisogna “solo” comprendere:
  • quali sono i vostri risultati di ieri e di oggi
  • quali sono i risultati che volete raggiungere un domani
  • da dove arrivano i risultati attuali
  • che cosa state valorizzando del vostro patrimonio di contatti e reputazione
  • che cosa NON state valorizzando di quanto sopra
  • se state già lavorando nella maniera migliore su ogni attività
  • che cosa resta da migliorare su ogni attività
  • come coordinare il gruppo di lavoro (retribuito + volontari) perché ogni opportunità in gioco sia approfondita fino in fondo, per massimizzarne il valore in termini di fondi raccolti o donati
  • quali sono gli approcci del fundraising che state trascurando quando dovreste assolutamente curarli
  • quali sono gli approcci del fundraising che state curando magari all’eccesso quando potreste anche ridurre l’attenzione e le energie dedicate
  • quali sono le risorse umane da riorganizzare, capendone il profilo professionale e umano
  • quali sono le nuove risorse umane da introdurre
  • quali sono i tempi di sviluppo della riorganizzazione
  • quali sono i tempi di “radicamento” del nuovo piano di lavoro e di coordinamento definito
Questo per fare estrema sintesi.

Fare questa operazione – facendo tutto in casa da sè – NON HA UN COSTO (se non il costo del tempo del personale retribuito coinvolto nel processo di riorganizzazione).

Ma che non abbia un costo è importante fino a un certo punto…

la cosa davvero interessante è che riorganizzando il fundraising vengono alla luce tutta una serie di opportunità nascoste che hanno il potenziale di aumentare i vostri risultati di fundraising anche nel breve periodo.

Ma ragioniamo in maniera cauta, cioè in termini di continuità della missione più che di impennate che brillano tanto ma bruciano troppo rapidamente…

Ragioniamo quindi sul medio-lungo periodo, cioè sul creare un flusso maggiore di entrate che sia però stabile. Quindi all’impennata una tantum, preferiamo sapere che di anno in anno le entrate aumenteranno con gradualità e per certo.

Allora, seguendo questa prospettiva di pazienza e abbracciando questo altro tipo di investimento, sappi che la riorganizzazione porterà sul serio alle vostre casse le maggiori entrate che auspicavate, un flusso di decina di migliaia di euro spalmato sull’anno, anziché qualche migliaio in più come frutto di un evento riuscito meglio o di un mailing postale che funziona un po’ di più.

Chiaramente, ogni organizzazione e ogni piccolo ufficio di fundraising ha il suo punto di partenza reale e il suo punto di arrivo potenziale.
In mezzo ci sono anni (si: anni, non mesi… ANNI. Almeno 2 per essere seri) di lavoro, perfezionamento, di miglioramento, di crescita.

Sulla base di un piano di lavoro riorganizzato e di una squadra coordinata “a nuovo”, allora avrà davvero senso impiantare il nuovo, con la libertà di investire le cifre che dicevamo sopra e la sicurezza di star già facendo tutto quello che va fatto per mantenere sostenibile, sicuro e continuo il flusso di entrate minimo che desideravate raggiungere.

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Intanto, mi auguro con questo approfondimento di averti dato degli elementi utili per ragionare a mente più fresca sulle mosse giuste da fare per portare il vostro fundraising a un livello superiore.

Poi… dicevo che tutto questo lavoro può essere fatto in casa, tra di voi. E’ vero, esplorate questa possibilità.

Se però sentite il bisogno di essere affiancati nel valutare questa strada così ricca di avventura e che va affrontata molto “di corpo” e in modo assolutamente operativo, ti invito a contattarmi per una prima sessione di consulenza gratuita FOCUS.

Intanto, ottime cose a te,
buon lavoro e

Avanti Tutta!

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