Il primo e più potente impatto sociale delle organizzazioni non profit è far alzare le persone dalla poltrona e provocarle a prendersi cura delle ferite del mondo.
Da una parte c’è la poltrona; dall’altra l’impegno per la collettività.
E’ per via di questa primaria funzione sociale che il non profit “arrangiato”, confuso, artigianale e sprovvisto delle conoscenze, dei mezzi tecnici e della volontà di fare controllo di gestione è Sacro.
Un comitato di quartiere che fa alzare dalla poltrona 5 persone, o una cooperativa sociale coi suoi bei numeri ma casinara sta producendo partecipazione alla vita dello Stato, che poi è la messa a terra della parola “Democrazia”.
Il “far alzare dalla poltrona” merita sostegno e facilitazione. E una scarsa e ubriaca efficienza nella gestione delle risorse è davvero una piccola cosa di fronte al tanto meraviglioso generato dalla partecipazione attiva.
L’inefficienza nel terzo settore va accolta, compresa, guardata di buon occhio e possibilmente stimolata e premiata, ad esempio con formule di finanziamento a pioggia pubblico e privato tipico dei ruggenti anni 90 e primi 2000 (ero piccolo ma già attivo e me li ricordo bene!).
W l’inefficienza, è lì in mezzo che c’è lo Stato.