- Il tipo di lavoro che permette di sviluppare il fundraising
- Le buone cause e i settori che seguo: “si” assoluti e qualche “no” (trattabile)
- Un “Piccolo Ufficio di Fundraising”: la condizione minima per avviare un percorso
- Le tipologie di organizzazioni che seguo: le “radicate”, le “dedicate” e le “interessate”
- IMPORTANTE: Che cos’hanno in comune organizzazioni apparentemente molto diverse?
Il tipo di lavoro che permette di sviluppare il fundraising
Mi metto al servizio dei dirigenti (volontari o retribuiti) e dei fundraiser che guardano al fundraising come lo strumento vincente per tutelare la democrazia e per promuovere i diritti di tutti.
In estrema sintesi (ma dopo clicca qui per leggere un approfondimento importante e sostanzioso sul “Grande Problema” e su come risolverlo), vi propongo di lavorare su una profonda ri-organizzazione del vostro piccolo ufficio di fundraising e del vostro piano di lavoro, che insiste su tre dimensioni:
Ci diamo da fare per dare un futuro alla vostra organizzazione non profit e alla vostra buona causa, soprattutto nella delicata fase del passaggio del testimone tra la generazione della prima ora e le nuovi generazioni, cioè i più giovani che sono lavoratori all’interno dell’azienda.
Per attivare un percorso del genere dovete investire:
denaro, tempo, pensiero, cuore, energia.
Si usa dire che “non si possono fare le nozze coi fichi secchi”. Applicando questo motto al percorso di sviluppo del vostro fundraising, significa che la vostra organizzazione deve investire. Se non c’è investimento degli elementi di cui sopra, non c’è percorso di sviluppo. E quindi, a tendere, si riducono sempre più le possibilità che la vostra buona causa abbia un futuro. Questo è un’ipotesi che tutti, voi, io, la società in cui siamo, vogliamo scartare!
Le buone cause e i settori che seguo: “si” assoluti e qualche “no” (trattabile)
Per vocazione personale e esperienza accumulata, le buone cause di cui mi metto al servizio sono le seguenti:
Diversamente, salvo le debite e del tutto personali considerazioni sul caso specifico, tendo a escludere le collaborazioni con gli enti che si dedicano a:
Ho il massimo rispetto per questa cause (molto meno – anzi quasi nessuna – per quella dei partiti politici, ma è colpa loro, non mia), stimo profondamente questo impegno e mi piace frequentare tutti questi ambienti. So anche come fare fundraising per le loro missioni. Tuttavia, ho deciso di seguire in modo del tutto prevalente le buone cause per le quali sento forte e autentica rispondenza.
Un “Piccolo Ufficio di Fundraising”: la condizione minima per avviare un percorso
Sul piano delle buone pratiche, il tratto comune a tutte le realtà con cui lavoro allo sviluppo del fundraising è il seguente:
le realtà con cui collaboro sanno così bene che il loro ruolo è decisivo per la società, che hanno già organizzato oppure decidono di organizzare al proprio interno un’unità di lavoro stabile dedicata al fundraising (quello che chiamo “piccolo ufficio di fundraising”).
In un “piccolo ufficio di fundraising” LAVORANO dei fundraiser. Il fundraising in questi enti quindi è sempre in movimento proprio grazie al fatto che qualcuno riceve uno stipendio per dare continuità alle attività.
Ripeto più in grande:
In un “piccolo ufficio di fundraising” LAVORANO dei fundraiser RETRIBUITI.
Quanti fundraiser?
Da 1 (UNO) a 5 (CINQUE) fundraiser retribuiti.
Un numero maggiore, indica una strutturazione del lavoro che non è quella del “piccolo ufficio di fundraising”, per numeri in ballo, dinamiche, specializzazione del lavoro, e tanti altri aspetti. Questo tipo di mondo lo conosco, ma non è il mio pane quotidiano.
Questi fundraiser poi possono certamente collaborare con volontari e con personale esterno.
Le tipologie di organizzazioni che seguo: le “radicate”, le “dedicate” e le “interessate”
A questa condizione operativa (che quindi è organizzare un “piccolo ufficio di fundraising” presidiato da dei lavoratori), le realtà che seguono si distinguono in queste tipologie:
LE ORGANIZZAZIONI RADICATE NEL FUNDRAISING
Questo è il tipo di organizzazione con cui lavoro di più (circa 75% del mio tempo). In questa tipologia rientrano gli enti che hanno le seguenti caratteristiche:
>> le entrate da fundraising sono nettamente prevalenti e determinanti nel bilancio annuale, così tanto che la tenuta e lo sviluppo del fundraising è la preoccupazione principale sul fronte economico e finanziario
>> hanno un bilancio annuale in cui il fundraising è compreso tra 500.000€ e 2.000.000€
>> hanno al massimo 5 persone che si occupano continuativamente di fundraising tra dipendenti e personale esterno, sia a part-time che a full time
Il mio apporto per le organizzazioni radicate nel fundraising è quello del “consulente operativo”: sono l’esterno a cui viene affidato l’incarico di ri-organizzare il fundraising nel suo complesso con l’obiettivo di stabilizzare le entrate e lanciarle verso lo sviluppo, toccando tutti gli ambiti più decisivi e delicati
LE ORGANIZZAZIONI DEDICATE AL FUNDRAISING
Questo è l’ambito in cui sono nato e cresciuto, quello delle mie origini. Per un 15% del mio tempo continuo a lavorare con gli enti che rispondono a queste caratteristiche:
>> le entrate da fundraising sono nettamente prevalenti e determinanti nel bilancio annuale, così tanto che la tenuta e lo sviluppo del fundraising è la preoccupazione principale sul fronte economico e finanziario
>> hanno tipicamente un bilancio annuale in cui il fundraising è compreso tra i 100.000€ e i 500.000€
>> hanno di norma al massimo 3 persone che si occupano continuativamente di fundraising tra dipendenti e personale esterno, sia a part-time che a full time
Il mio apporto per le organizzazioni dedicate al fundraising è fare ordine per formulare un piano di lavoro preciso, puntuale e con le priorità fissate punto per punto a seconda delle maggiori opportunità, così che il carico di lavoro per quanto notevole sia sostenibile anche da un piccolissimo ufficio, sviluppando quel che vale e tralasciando ciò che frutta poco e disperde le energie.
LE ORGANIZZAZIONI INTERESSATE AL FUNDRAISING
Il restante 10% del mio tempo lo dedico agli enti che hanno la ferma intenzione di partire con un percorso finalizzato ad avviare e strutturare il fundraising. Queste organizzazioni hanno le seguenti caratteristiche:
>> le entrate da fundraising sono pari a zero, discontinue e poco incidenti sulle entrati globali, oppure continuative ma percentualmente poco significative
>> le loro entrate globali (e quindi non solo da fundraising) sono di almeno 500.000€ e non hanno limite superiore
>> hanno al massimo 2 persone che si occupano saltuariamente di fundraising, tipicamente dipendenti o collaboratori continuativi dell’ente. In alternativa, non hanno nessuno che si occupa di fundraising.
Il mio apporto per le organizzazioni interessate al fundraising è quello di temporary manager per il fundraising che si occupa di individuare le persone giuste da inserire e formare per organizzare il loro primo piccolo ufficio di fundraising, accompagnandone lo sviluppo complessivo nei primi anni
IMPORTANTE: Che cos’hanno in comune organizzazioni apparentemente molto diverse?
I 3 tipi di organizzazione che ti ho elencato vivono tutte lo stesso “dramma”: sono impantanate nel “Grande Problema”, che se lasciato correre può diventare il “Problema dalla Proporzioni Bibliche”. Dal momento che questo Problema determina le sorti del fundraising e potenzialmente le sorti dell’organizzazione intera, questo argomento merita un approfondimento particolare: CLICCA QUI PER ANDARE ALLA PAGINA DEDICATA AL “GRANDE PROBLEMA”.